I primi 40 giorni del 2014 hanno visto una serie di studi che mostrano il successo nella produzione di cellule staminali che potrebbero, senza troppe difficoltà, essere sviluppate in cellule capaci di produrre insulina.
La notizia è emozionante poiché le cellule produttrici d’insulina per l’utilizzo nei trapianti sono difficili da trovare, rendendo la procedura raramente eseguita e riservata per le persone con eccezionali difficolta in un adeguato controllo dei livelli di glucosio nel sangue. Le persone con diabete di tipo 1 per esempio che subiscono frequenti, imprevedibili e pericolosi episodi d’ipoglicemia grave, di solito sono più degne di considerazione per un trapianto.
La maggiore disponibilità di cellule beta che secernono insulina derivate da cellule staminali è certamente una buona notizia in quanto può rimuovere un ostacolo importante e cioè la mancanza di donatori. Tuttavia, tale mancanza non è l’unico motivo per cui il trapianto è considerato come trattamento di nicchia.
L’altro motivo principale è che i pazienti con diabete di tipo 1 trattati con le cellule trapiantate devono assumere farmaci immunosoppressori onde trattenere il sistema immunitario dal tentare di uccidere le nuove cellule appena trapiantate. Il diabete di tipo 1 è caratterizzato da un errore dell’organismo che considera le cellule che producono insulina come patogene volte ad essere distrutte.
Mentre i farmaci immunosoppressori sono efficaci in questo senso, gli effetti collaterali condannano il nostro organsimo di essere più suscettibile ad altre malattie e infezioni, come l’influenza.
Ricapitolando, quanto utile possono essere queste nuove tecniche di cellule staminali? Molto, e la nostra risposta!
Infatti, queste tecniche producono una serie di nuove possibilità. Trapianti di cellule insulari possono divenire più facilmente disponibili per aiutare i pazienti a superare periodi particolarmente difficili di controllo della glicemia. Trapianti di “ricarica” possono diventare la norma per i pazienti che hanno precedentemente ricevuto le cellule ma da allora esse sono diventate “impoverite” dagli effetti del sistema immunitario.
Un altro sviluppo può essere il riuscire a sopprimere la reazione autoimmune del diabete di tipo 1 che uccide le cellule che secernono insulina. Si può parlare addirittura di curare il diabete di tipo 1 se riusciamo a impedire al nostro sistema immunitario, di uccidere queste cellule senza però sopprimere la capacità del sistema di combattere malattie e infezioni.
Se i ricercatori possono davvero trovare un modo per fermare, o almeno significativamente trattenere, la risposta autoimmune del diabete di tipo 1, queste cellule staminali presenteranno un modo per chi ha avuto il diabete di tipo 1 di tornare a produrre nuovamente l’insulina.
Infine una maggiore disponibilità di cellule da trapiantare potrebbe consentire alle persone con diabete di tipo 2, che hanno anche perso la maggior parte della propria capacità di produrre insulina (questo non avviene tramite una risposta autoimmune), di smettere con le iniezioni di insulina.