Quando il cervello è affetto da lesioni o malattie, come il morbo di Parkinson o le conseguenze di un ictus, le cellule nervose (i neuroni) muoiono, o cominciano a morire, con conseguente perdita di capacità motorie, sensoriali e cognitive. E solo fino a tre decenni fa si dava per scontato che i neuroni morti o danneggiati in un cervello adulto non potessero essere sostituiti e che le funzioni o le capacità perse non potessero essere ripristinate.
Poi la grande scoperta, basata su una grande quantità di dati provenienti da studi in animali e nell’uomo: i neuroni possono essere sostituiti, il cervello gode di una sua plasticità, la rigenerazione è possibile. Appurato questo, è partita la grande sfida sui tempi di questa riparazione e sul come innescarla prima e favorirla. Primo obiettivo le malattie neurodegenerative e le conseguenze di gravi lesioni qualunque ne sia l’origine.
Il candidato al Premio Nobel, Olle Lindvall, neurologo svedese, ha dato il via alla sperimentazione clinica delle staminali sui pazienti affetti dal morbo di Parkinson (malattia neurodegenerativa che uccide le cellule produttrici di dopamina, la sostanza che permette la trasmissione di informazioni tra i neuroni), e proprio ieri è intervenuto al Teatro Sociale di Bergamo dove ha illustrato i suoi progressi, in occasione del Bergamo Scienza, il Festival per la divulgazione di informazioni scientifiche.
Sostenuto dalle prove dei risultati ottenuti nelle sue ricerche sul Parkinson, ha dichiarato che “le cellule staminali, essendo primitive, sono capaci di trasformarsi, di raggiungere i tessuti danneggiati e ripararlo. E’ possibile sostituire le cellule morte con sani e nuovi neuroni, impiantando le cellule staminali. In alcuni pazienti i sintomi del Parkinson si sono arrestati e hanno iniziato a regredire”.
“Il segreto – continua Lindvall – era nella tecnologia per preparare dalle staminali dei tessuti fetali grandi quantità di neuroni nuovi, sani e produttori di dopamina. Grandi quantità e alta qualità. La via è stata trovata”!
Ma quali staminali sono le migliori? “Nella cura del Parkinson ne abbiamo provate di diverse fonti – risponde -: quelle neurali del mesencefalo di feti umani abortiti; le embrionali da ovulo fecondato; le staminali pluripotenti indotte generate dalla riprogrammazione di cellule adulte della pelle umana; neuroni che producono dopamina ottenuti mediante ‘riprogrammazione’ di fibroblasti umani. Le nostre conclusioni, da quanto osservato sul campo, è che le cellule staminali embrionali sembrano essere la fonte più promettente per la produzione di neuroni dopaminergici per il trapianto. Gli studi clinici sui pazienti con morbo di Parkinson sono ora pianificati e pronti a partire”. La soluzione dunque è a portata di mano. Parola di Olle Lindvall.
sarebbe opportuno conoscere dove e da quando partiranno gli studi clinici, finalmente il grande passo per non agire solo sui sintomi ma per un arresto e regressione della patologia.