Dal mondo della Rete a quello del cinema, dallo sport alla politica, sono ormai decine e decine i personaggi famosi che hanno aderito alla campagna Ice Bucket Challenge, una vera e propria sfida per la raccolta fondi da destinare alla ricerca contro la sclerosi laterale amiotrofica (Sla) che avviene attraverso la diffusione di video in cui i protagonisti si rovesciano addosso una secchiata d’acqua gelida e invitano altri a fare lo stesso entro 24 ore. Pena una donazione di 100 dollari all’Als Association, la principale associazione americana a sostegno dei pazienti e dalla quale è partita l’iniziativa.
Arriverà dunque dalla ricerca genetica la secchiata gelida che ucciderà la Sla? Ne è convinto il neurologo Mario Sabatelli, che fa il punto sui progressi della scienza contro la patologia neurodegenerativa ad oggi senza cura.
“Il traguardo non è dietro l’angolo – premette l’esperto, responsabile del Centro Sla del Policlinico Gemelli di Roma e presidente della commissione scientifica di Aisla, Associazione italiana per la Sla – e per tagliarlo servono moltissimi fondi. Un problema non da poco, trattandosi di una malattia rara. Tuttavia siamo moderatamente ottimisti perché, per la prima volta in 20 anni e grazie alle nuove tecnologie di indagine genetica, stiamo iniziando a capire alcuni meccanismi alla base di questa malattia. E comprenderli – sottolinea il neurologo – è il punto di partenza che ci permetterà di individuare nuovi bersagli da colpire per lo sviluppo futuro di una terapia”.
Non esiste, dunque, ancora una terapia capace di guarire la Sla, e la maggior parte dei farmaci disponibili ha semplicemente azione sui sintomi o come palliativo: rimane perciò ancora una malattia ad altissimo impatto sociale. Esiste però un medicinale, il riluzolo, in grado di rallentare la progressione del danno ai neuroni dovuto al glutammato (e quindi l’avanzamento della malattia), ed è dimostrato che il supporto con un apparato per la ventilazione è efficace nel prolungare le aspettative di vita dei pazienti.
Un filone di ricerche invece sta percorrendo la via della terapia cellulare, a base di staminali. “Sono già in corso dei trial – evidenzia l’esperto – e anche in Italia ci sta lavorando il team di Angelo Vescovi. Si tratta di un campo ancora complicato, ma interessante. Una strada che merita di essere seguita”.
In Italia si contano “circa 5 mila persone colpite dalla Sla”, ricorda Sabatelli. Si tratta di “una malattia inesorabilmente progressiva e fatale nel giro di 3-5 anni. Esistono anche forme a lenta progressione e in 2 persone su 2 mila la patologia si è completamente arrestata”. Ma in tutti gli altri casi non si ferma e vincerla “è una guerra contro il tempo. Da combattere insieme, grazie alla collaborazione tra la comunità scientifica internazionale e con l’aiuto di tutti”.