Mai più senza… latte materno! Vi piaccia o no, mie care neo-mamme, la mammella per il vostro bebè è sempre la mammella e a nulla valgono mille e uno artifizi. Non fosse altro che col latte di mammà si passano al pupo anche le cellule staminali.
A dirlo sono i ricercatori della University of Western Australia che, in una ricerca presentata in occasione del National Breastfeeding and Lactation Symposium di Londra, hanno dimostrato che il latte materno favorisce proprio il passaggio delle cellule staminali dalla madre al figlio.
Per raggiungere lo scopo i ricercatori della University of Western Australia hanno creato dei topi contenenti un gene, dal curioso nome Td-Tomato, capace di donare alle cellule colore rosso se sottoposte a fluorescenza. Le femmine così modificate sono state messe nelle condizioni di allattare topi non modificati. In questo modo è stato possibile seguire le cellule staminali all’interno dei piccoli. Una sorta di etichettatura.
Dalle analisi dei ricercatori australiani è emerso che nei topi ormai diventati adulti erano presenti, circolanti a livello sanguigno, alcune cellule originarie del latte materno. Un dato importante che indica che queste cellule, quando ingerite dal piccolo alimentandosi al seno della madre, raggiungono l’intestino e vengono regolarmente assorbite. Non solo, attraverso un’altra particolare tecnica è stato possibile visualizzare l’effettiva funzione di queste cellule. Nei topi adulti le cellule derivate dalle staminali del latte sono state trovate sia nel cervello, a dare neuroni, sia nel fegato a formare epatociti. Risultati importanti che, se comprovati nell’uomo, sarebbero un’ulteriore conferma della bontà dell’allattamento al seno.
“Le cellule sembrano integrarsi perfettamente nella progenie – afferma Foteini Hassiotou ricercatrice a capo del team -. Queste staminali possono, infatti, diventare cellule di tessuto osseo, cartilagineo, adipose, pancreatiche, epatiche, o neuroni”. Gli scienziati hanno, inoltre, dimostrato che le staminali del latte materno hanno una capacità di dividersi ridotta rispetto a quelle embrionali. E questo limita notevolmente il rischio che possano generare tumori. Una caratteristica che apre la strada a molteplici applicazioni nel campo della cosiddetta medicina rigenerativa. “È proprio la loro versatilità il principale valore delle staminali – aggiunge Hassiotou -. Stimolandole opportunamente in provetta è, infatti, possibile trasformarle in cellule specializzate di diversa natura. Sono molte, tuttavia, le domande ancora insolute – conclude la studiosa –, a partire proprio dal ruolo di queste cellule negli organismi dopo l’allattamento”.