Sono ormai noti i grandi vantaggi e l’importanza del latte materno per la salute e la crescita dei nostri bambini, ma la ricerca ha ancora molto da dimostrare e approfondire. Gli esperti si sono riuniti nel 10° simposio internazionale sulla lattazione e l’allattamento al seno, organizzato da Medela e tenutosi il 17 e il 18 aprile a Varsavia.
Gli studi dimostrano che il latte materno (grazie alla presenza al suo interno di grassi essenziali con azione antimicrobica) favorisce lo sviluppo del cervello, migliorando le prestazioni cognitive, riscontrate anche in un migliore rendimento scolastico all’età di 5 anni, e con effetti positivi per il resto della vita. Altri aspetti da tener presente sono che la maggior parte delle migliaia di componenti presenti nel latte materno (proteine, grassi, lattosio, vitamine, ferro, minerali, ormoni ed enzimi) non può essere riprodotta artificialmente e che il latte stesso è una sostanza viva, che si modifica di giorno in giorno adattandosi alle esigenze del bambino.
Inoltre la scoperta di cellule staminali nel latte materno continua ad attirare grande attenzione. Gli studi condotti sulle proprietà e sul potenziale di queste cellule dalla dott.ssa Foteini Hassiotou sono all’avanguardia nella ricerca scientifica moderna. Da esperimenti condotti su topini, risulta che è possibile trovare cellule staminali del latte materno nel fegato, nel pancreas, nei reni, nella milza, nel timo e, secondo studi recenti, anche nel cervello. Inoltre, la dott.ssa Foteini ha citato studi dai quali risulta che l’allattamento al seno riduce del 32% l’incidenza di alcune forme di tumori mammari. Dalla ricerca appare che, durante il periodo di allattamento al seno, il numero di certe cellule staminali nel seno è ridotto.
L’ipotesi è che la riduzione dei tumori mammari possa essere correlata alla riduzione di queste cellule staminali. La dottoressa Foteini ha inoltre chiarito i risultati di studi recenti, che dimostrano la presenza nel latte materno di enormi quantità di “microRNA”, molecole che controllano la funzionalità dei geni. Per chiarire l’importanza di questa nuova scoperta e il ruolo di queste nuove molecole nei neonati saranno tuttavia necessarie ulteriori ricerche.