Ieri vi avevamo informato riguardo all’inchiesta che vede coinvolto il presidente di Stamina, Davide Vannoni. L’ipotesi su cui indaga il pm Raffaele Guariniello è associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla somministrazione di farmaci pericolosi. Secondo la procura di Torino “Vannoni avrebbe preso in giro i primi 60 pazienti di cui si è occupato. Ci sono dieci denunce contro di lui”, si legge sulla Stampa.
Noi ieri vi abbiamo appunto proposto l’intervista a una di queste famiglie.
Per di più – come spiega la Stampa – dai documenti dei verbali dei NAS (sin qui rimaste secretate) e degli organismi scientifici istituzionali, così come dal parere del Comitato di esperti: “Il tanto discusso metodo Vannoni per la cura delle malattie neurodegenerative non dovrebbe chiamarsi nemmeno Stamina, perché nelle infusioni a mancare sarebbero proprio le cellule staminali”.
In particolare “non si trova neppure un accenno al modo in cui le cellule mesenchimali del midollo si trasformerebbero in cellule cerebrali e dei tessuti nervosi, necessarie per riparare gli effetti dannosi all’origine di diverse malattie neuro degenerative, come la SLA”.
Al contrario se già in passato erano emerse indiscrezioni sul rischio di contrarre delle malattie infettive a causa dell’assenza di controlli accurati delle cellule del soggetto donatore, dai documenti secretati “i dubbi e le perplessità, sul metodo Stamina aumentano, con il rischio di ammalarsi persino di BSE, più conosciuta come sindrome da mucca pazza”.
In questo senso, sono stati gli esperti del comitato, poi definito non imparziale dal Tar del Lazio, a spiegare “come sia stato utilizzato il siero bovino per la coltura delle cellule. Una pratica che sarebbe meglio evitare per ridurre i rischi di natura infettiva, a meno che il siero fetale bovino provenga da animali allevati e sacrificati in Paesi privi di BSE con tanto di certificazione europea come garanzia. Peccato – come si spiega nel parere – nessuna di queste informazioni sia presente nei documenti pervenuti”.
Infine per il capo dei NAS, Cosimo Piccinno, “ci sono forti dubbi su cosa venga davvero somministrato ai malati con le infusioni”. Leggendo il consenso informato firmato dai pazienti, si spiega come, a sorpresa, “le cellule somministrate possano essere leucociti del sangue, di solito mescolati ad altre componenti minori. Oppure cellule più purificate quali le cellule mesenchimali estratte dal midollo osseo” – un mix davvero complicato da verificare – tanto che per il comitato ne risulta “una popolazione cellulare non purificata, né omogenea”.
Come ribadisce la ministra Lorenzin: “Su Stamina serve chiarezza perché non ci siano più dubbi”.