Modificando attraverso la terapia genica un particolare gruppo di cellule del sangue, chiamate cellule T staminali di memoria (una sotto-popolazione dei linfociti T, importante gruppo di cellule del nostro sistema immunitario), è possibile indurle a mantenere nel tempo la loro capacità di riprodursi, e difendere l’organismo da attacchi esterni. La scoperta arriva dall’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica (Tiget), e potrebbe rappresentare un contributo importante nella lotta al cancro. Come spiegano i ricercatori del Tiget nel loro studio, pubblicato su Science Translational Medicine, questa memoria immunologica potrebbe infatti rivelarsi di fondamentale importanza per sviluppare terapie che puntano ad armare il nostro sistema immunitario contro contro i tumori.
Un lavoro cruciale per il futuro dell’immunoterapia anticancro, che sfrutta le tecniche della terapia genica per trasformare i soldati del sistema immunitario in ‘killer specializzati’ nella guerra ai tumori. I primi autori della ricerca sono Serena Scala e Luca Biasco. Quest’ultimo nel dicembre scorso a San Francisco si è guadagnato i riflettori del principale congresso di ematologia al mondo, il meeting annuale dell’Ash, American Society of Hematology. E’ stato lui, 36 anni, bolognese trapiantato nel capoluogo lombardo dopo varie esperienze all’estero, a presentare davanti a 20 mila addetti ai lavori uno dei 6 studi ritenuti più meritevoli tra i 6.500 illustrati al summit.
L’importante scoperta è stata possibile grazie ad uno studio effettuato su un gruppo di bambini affetti da deficit di adenosina deaminasi (ADA-SCID è una grave immunodeficienza ereditaria che rende i bambini che ne sono affetti suscettibili a qualsiasi infezione e costantemente in pericolo di vita) e trattati con una tecnica pionieristica di terapia genica negli anni ’90 (lavoro pubblicato su Science nel 1995). Il trattamento prevedeva infatti l’uso di linfociti T modificati geneticamente e reinfusi nel sangue dei pazienti.
Questo studio fornisce quindi informazioni cruciali che permetteranno lo sviluppo di nuove e più efficaci terapie basate sulla modificazione genica delle cellule del sangue. «I risultati di questo studio sono di estrema importanza non soltanto per la cura di pazienti affetti da immunodeficienze congenite e da HIV ma anche per lo sviluppo di nuove terapie contro il cancro basate sui linfociti ingegnerizzati», è stato il commento di Alessandro Aiuti, coordinatore area clinica el Tiget.