Degli scienziati hanno trasformato le cellule della pelle umana in cellule del fegato perfettamente funzionanti e con un potenziale terapeutico “estremamente promettente”.
Trapiantate in topi di laboratorio con insufficienza epatica, le cellule hanno maturato e si sono moltiplicate per un periodo di nove mesi. Tali cellule in futuro potrebbero costituire la base di trattamenti personalizzati per i pazienti che altrimenti potrebbero avere bisogno di un trapianto di fegato.
Ricordiamo che i precedenti tentativi di produrre cellule epatiche dalle cellule staminali create artificialmente sono rivelati deludenti. Generalmente, una volta impiantato nel tessuto epatico esistente tali cellule non tendono a sopravvivere.
La nuova ricerca ha coinvolto un processo in due fasi:
- In primo luogo, le cellule sono state geneticamente riprogrammate ad una fase intermedia di sviluppo chiamata “endoderma” utilizzando un cocktail di geni e di composti chimici.
- Successivamente, un altro gruppo di geni e prodotti chimici ha avviato la trasformazione delle cellule di endoderma in funzionali cellule epatiche.
Diversamente da altri scienziati dunque, la squadra ha deliberatamente evitato di far “regredire” le cellule cutanee alle loro radici embrionali.
“Gli studi precedenti hanno cercato di riprogrammare le cellule della pelle in un nuovo stato di cellule simile alle staminali pluripotenti per poi da lì “crescere” le cellule del fegato”, ci spiega il professor Sheng Ding degli Istituti Gladstone in California.
“Tuttavia, generando queste cosiddette cellule staminali pluripotenti indotte, o cellule iPS, per poi trasformarle in cellule del fegato non si è tradotto sempre in una loro completa trasformazione. Così abbiamo pensato che, piuttosto che prendere queste cellule della pelle e rifare tutta la strada forse potremmo portarli ad una fase intermedia“.
La ricerca, che è stata pubblicata nell’ultima edizione online della rivista “Nature”, ha prodotto cellule del fegato che sono state poi trapiantate in topi modificati per imitare un’insufficienza epatica. Dopo solo due mesi è stato osservato un incremento dei livelli delle proteine del fegato umano in questi topi.