Un team di ricercatori internazionali ha coinvolto le cellule staminali in una ricerca per trovare un trattamento più efficace per i pazienti con tubercolosi resistente ai farmaci (TB). Il nuovo metodo, attualmente in fase di studio, prevede l’utilizzo delle cellule mesenchimali stromali del midollo osseo dei pazienti (MSC) per aumentare la risposta immunitaria e guarire i tessuti danneggiati.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la tubercolosi affligge circa 450.000 persone in Europa orientale, Asia e Sud Africa mentre i trattamenti convenzionali hanno un basso tasso di successo.
Questo studio è stato progettato per studiare la possibilità che le MSC possono aiutare gli organi di autoregolarsi e riparare i tessuti danneggiati o traumatizzati. In questo caso, in particolare, le cellule staminali migrano verso i polmoni e migliorano la risposta immunitaria per aiutare il corpo a sbarazzarsi dei batteri.
Tra il settembre 2009 e giugno 2011, lo studio ha esaminato 30 pazienti da un centro specializzato a Minsk in Bielorussia, la cui età variava tra 21 e 65 anni, e che erano resistenti ai farmaci anti-TBC. Hanno scelto la Bielorussia a causa del tasso elevato di tubercolosi resistente tra i pazienti (76%).
Oltre a dare ai pazienti gli antibiotici anti-TB, i ricercatori hanno raccolto le cellule staminali dal proprio midollo osseo, li hanno coltivati e poi ri-introdotte nel paziente entro quattro settimane dall’inizio del trattamento con i farmaci anti-TB. Diciotto mesi più tardi, il tasso di guarigione per i pazienti che hanno ricevuto la terapia con MSC era tre volte superiore rispetto a quelli trattati in modo convenzionale.
La terapia MSC ha prodotto anche alcuni effetti collaterali ritenuti pero dai ricercatori come lievi. Quattordici pazienti hanno avuto il colesterolo alto, 11 di loro soffrivano di nausea, mentre altri 10 hanno manifestato linfopenia (basso livello di linfociti nel sangue) o diarrea.
“I risultati di questo studio sono emozionanti e mostrano che le sfide e le difficoltà di trattamento della tubercolosi resistente ai farmaci attuali non sono insormontabili” ci dice il co-autore della ricerca, il professor Alimuddin Zumla e continua “ulteriori valutazioni in fase 2 sono ora necessarie onde accertare l’efficacia e la sicurezza in diverse regioni geografiche come il Sud Africa, dove casi di tubercolosi resistente ai farmaci sono all’ordine del giorno“.