Secondo i ricercatori del Baylor College of Medicine (BCM), le cellule staminali ematopoietiche dal midollo osseo si dividono più velocemente nelle femmine rispetto ai maschi.
La generazione più veloce delle cellule viene guidata dall’estrogeno afferma il Dott. Daisuke Nakada, assistente professore di genetica molecolare e umana presso il Baylor e autore del rapporto. “Penso che questo cambia il modo in cui pensiamo delle cellule staminali ematopoietiche, e rivela una nuova area della biologia, dove queste cellule staminali sono coinvolte“.
Nakada e i suoi colleghi hanno esaminato il tasso con cui si dividono le cellule staminali ematopoietiche nei topi e hanno scoperto che c’era una netta differenza tra i topi di sesso femminile e quelli maschile.
Ricordiamo che le cellule staminali ematopoietiche sono cellule precursori che formano altre cellule del sangue nel midollo osseo. Nakada ha osservato che “nessuno si aspettava una differenza di sesso nel sistema sanguigno specie a livello delle cellule staminali“.
I ricercatori poi hanno dato l’estradiolo (un estrogeno prodotto dalle ovaie che in ambito farmacologico viene utilizzato di solito contro i sintomi della menopausa.) sia ai topi di sesso maschile e femminile e hanno scoperto che il tasso di divisione cellulare è aumentato sia nei maschi che nelle femmine. Inoltre hanno trovato che la rimozione delle ovaie nei topi femmina ha diminuito il tasso di divisione delle cellule staminali ematopoietiche a livelli simili a quelli dei maschi. Infine, la castrazione dei topi maschi non ha avuto alcun effetto.
In aggiunta dei crescenti livelli di estrogeni nei topi femmine gravide hanno fatto aumentare la divisione cellulare delle cellule staminali ematopoietiche, nonché la frequenza e la produzione di globuli rossi nella milza. Le cellule staminali ematopoietiche hanno espresso pure alti livelli di recettori degli estrogeni alfa rispetto ai globuli differenziati.
La delezione del recettore estrogenico delle cellule staminali ematopoietiche ha diminuito il tasso di divisione cellulare nelle femmine ma non nei maschi. Inoltre, la completa eliminazione del recettore durante la gravidanza ha diminuito il tasso di divisione delle cellule staminali e della frequenza così come la formazione dei globuli rossi nella milza.
Nakada ha osservato a riguardo che “questo è un campo totalmente nuovo“. I ricercatori hanno anche pensato di studiare il sistema che protegge il feto dall’attacco del sistema immunitario della madre ma se tale misura include anche le cellule staminali ematopoietiche non è chiaro in questo momento.
Infine il dott. Nakada intende continuare gli studi per capire in dettaglio come gli estrogeni e la gravidanza influenzano la funzione delle cellule staminali ematopoietiche. Egli ha suggerito che queste informazioni possono aiutare a migliorare la metodologia del trapianto delle cellule staminali ematopoietiche e/o di evitare le complicanze materne e prenatali.