Il cervello di pazienti con malattia di Parkinson che è stato sottoposto a un trattamento di stimolazione cerebrale profonda ha prodotto nuove cellule staminali, secondo una nuova ricerca. Questa scoperta è solo il primo passo per svelare come funziona tale trattamento.
Lo studio, una collaborazione tra scienziati presso le università di Auckland e Florida, ha mostrato uno dei motivi per cui i sintomi dei malati di Parkinson sono migliorati con il trattamento.
Il dottor Maurice Curtis, docente di anatomia presso l’Università di Auckland, sostiene che tale studio ha dimostrato come il trattamento aumenta il livello di plasticità del cervello. “In questo caso il cervello ha effettivamente iniziato a produrre nuove cellule staminali in risposta allo stimolatore cerebrale profondo che gli è stato impiantato”.
Ricordiamo che le cellule staminali sono in grado di rigenerare il tessuto cerebrale nello stesso modo in cui producono nuove cellule della pelle quando la pelle viene tagliata.
“Abbiamo sempre saputo che quando le persone avevano questi elettrodi impiantati nel loro cervello facevano si che i loro sintomi migliorassero, ma non abbiamo mai veramente conosciuto il motivo responsabile per tale cambiamento”.
Il dottor Curtis ha anche detto che questi risultati sono stati sorprendenti, poiché i malati di Parkinson di solito manifestano una riduzione di cellule staminali.
Lo studio ha coinvolto circa 15 pazienti affetti da Parkinson che avevano dei minuscoli elettrodi impiantati chirurgicamente nella parte profonda del proprio cervello.
“Quello che questi elettrodi sembrano riuscire a fare è di aumentare effettivamente la quantità di cellule staminali che sono presenti nelle aree chiave del cervello che normalmente hanno solo un piccolo numero di cellule staminali. Quindi la speranza è che queste cellule staminali stanno effettivamente facendo qualcosa di benefico” ha aggiunto il dottor Curtis.
La ricerca, pubblicata sul sito Public Libraries of Science, indica che i sintomi sono migliorati anche se il dottor Curtis sostiene che è troppo presto per dire se tutto questo riuscirà a rallentare il progresso della malattia.
“Sappiamo che le cellule staminali montano un’importante risposta rigenerativa, ma non sappiamo ancora se è ciò che realmente determina i cambiamenti nel cervello che migliorano i sintomi? Anche se questo lavoro è sicuramente un ulteriore passo nella giusta direzione lascia molte domande senza risposta sul perché la stimolazione cerebrale profonda funziona il modo in cui lo fa“.